Come nacque l’idea? Ne abbiamo ripercorso le tappe attraverso la memoria di Giovanni Testolini, attuale presidente onorario della sezione provinciale degli artiglieri e coordinatore delle iniziative che portarono alla realizzazione del monumento. “Negli anni tra il 1985 ed il 1990 – ricorda Testolini – correva voce che i muli in forza alle brigate alpine sarebbero stati eliminati. Il nostro delegato regionale Enrico Benazzi, reduce di Russia nei reparti someggiati, quindi a stretto contatto con il fedele mulo, espresse l’idea di far erigere un monumento a perenne ricordo dell’amico fedele e silenzioso di tante battaglie. Colsi la palla al balzo indicando Belluno quale sede ideale per collocare l’opera. Allacciammo gli opportuni contatti con il comune di Belluno, il comando della Brigata Cadore e l’artista Massimo Facchin reduce di Russia nei reparti someggiati. In poche parole la nostra associazione nazionale assunse il patrocinio, il Comune ci assegnò l’area con dedica del parco del piazzale della stazione agli artiglieri. Vennero attivati i comandi militari locali per la messa a disposizione di mezzi e la fonderia del deposito di Piacenza. Gli oneri finanziari relativi all’opera furono supportati dall’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia di Roma e da contributi raccolti in loco. Venne scelto il bozzetto di Massimo Facchin che meglio rappresentava la vera simbiosi conducente-mulo. Opera gratuita fu prestata dal marmista Bertagno di Ponte nelle Alpi e dall’impresa Roni di Mas di Sedico”.
Sottolinea l’attuale presidente sezionale Costante Fontana: “Per noi artiglieri, specialmente per quelli della specialità da montagna, quel monumento dello “sconcio” e del suo mulo rappresenta la maggiore visibilità che ci viene data in città proprio in un sito strategico ed assai frequentato”.
Ora i muli sono scomparsi dagli organici delle truppe alpine, vittime inevitabili dei tempi che cambiano, ma il loro ricordo continua nel bronzo e nella roccia sui quali sono stati immortalati a futura memoria.
Dino Bridda